Come conseguenza della pandemia è tornato alla ribalta un fenomeno finora dormiente: il quiet quitting. Si tratta di un sempre più diffuso senso di frustrazione collegato al lavoro che spinge a ridimensionare la cultura del sacrificio per cercare un migliore equilibrio tra vita privata e impiego: i lavoratori ora intendono ridefinire le proprie priorità e soprattutto il rapporto con il lavoro alla ricerca di un equilibrio che meglio concili anche la salute mentale. Come si ripercuote tutto questo sulle imprese?
Di sicuro vale il detto “chi si ferma è perduto”: la leadership aziendale deve ora più che mai applicarsi nel combinare gli obiettivi di business con le necessità dei dipendenti e questo può avvenire in diverse forme. La soluzione diretta al quiet quitting è il benessere, che si manifesta in svariate misure ma che si può trasmettere anche attraverso la formazione, un aspetto fondamentale sia per le aziende, che hanno l’esigenza di una forza lavoro pronta ad adeguarsi a un mercato in continua evoluzione, sia per i dipendenti, che considerano molto importante ricevere sul posto di lavoro opportunità di crescita professionale. Nel 2022 il mercato del lavoro è sempre più globalizzato e di conseguenza anche la conoscenza della lingua inglese si conferma una risorsa irrinunciabile. L’azienda che fornisce aggiornamenti e formazione sulla lingua inglese risulta molto appetibile agli occhi del lavoratore, che lo considera un benefit molto valido.
Certo è che tale formazione non può avvenire in forme obsolete, ovvero con lezioni frontali e studio casalingo ma deve essere adeguata alla vita lavorativa in cui molto spesso viene richiesto un approccio pratico. In sostanza possiamo dire che il paradigma lavorativo tradizionale sta rapidamente sconvolgendosi: se fino a poco tempo fa il concetto dello sforzo e del sovraccarico erano valori sacri, tanto da venire accettati anche senza un corrispettivo di crescita interna o compenso economico, oggi, al contrario, si dà più valore ai risulger sta cambiando: ora deve capire le preoccupazioni, gli equilibri del team e le priorità di formazione in modo da creare spazi, dinamiche e progetti che non ostacolino lo stato psico-fisico-emozionale dei lavoratori.