Si è spesso sentito dire che, come conseguenza del lockdown, il lavoro da remoto abbia portato a un incremento esponenziale della produttività. Ma è davvero così? A due anni dalla pandemia non c’è una sola risposta che definisca l’equilibrio tra lavoro da remoto e in presenza ma è importante arrivare a un punto in comune tra chi è pro e chi è contro poiché oggi siamo entrati in un’era di digitalizzazione e di lavoro ibrido dai quali non si può più tornare indietro. Come si può rendere il lavoro non solo più produttivo ma anche più soddisfacente per tutti?
La ricerca
Da una ricerca del Work Trend Index, risulta che l’87% dei dipendenti dichiara di essere produttivo, mentre l’85% dei dirigenti afferma che il passaggio al lavoro ibrido ha reso difficile controllare la produttività. Pare che questa modalità abbia creato un crescente distacco tra dipendenti e dirigenti, che si trovano spesso in disaccordo sul concetto di produttività, sui vantaggi della flessibilità e sul ruolo dell’ufficio.
Per colmare questo divario e trovare l’equilibrio tra lavoro da remoto e in presenza è fondamentale riconoscere che il lavoro non è più solo un luogo, ma è diventata una vera e propria esperienza che connette e coinvolge i dipendenti a prescindere dal luogo fisico in cui lavorano. Per risolvere l’ansia della produttività è sufficiente aumentare e migliorare trasparenza e comunicazione, anche grazie alle tecnologie digitali, che con i loro strumenti di collaborazione e condivisione riescono ad allineare in modo imparziale tutto il team.
Un secondo elemento di rilievo che emerge dallo studio è l’importanza della socialità per le persone e anche su questo le divergenze non si sono appianate: il lavoro da remoto, per lo meno da parte dei lavoratori, è considerato una conquista, tanto che oltre la metà dei dipendenti dice che vorrebbero mantenerlo o aumentarlo e molti di quelli che non lo hanno ancora praticato manifestano ogni intenzione di farvi ricorso. Certamente, l’altra faccia della medaglia è la carenza drastica di scambio sociale, che diventa un limite nel lungo periodo. Il 73% dei dipendenti afferma di aver bisogno di un motivo forte per andare in ufficio e normalmente è la voglia di vedere i colleghi e stabilire un contatto con loro. Di fatto l’84% dei dipendenti è motivato dalla promessa di socializzare, l’85% è motivato a ricostruire i legami di team.
Le grandi dimissioni
In collegamento a questo non passa inosservato il fenomeno noto come “le grandi dimissioni”: i lavoratori mettono il proprio benessere psicofisico davanti all’azienda e dunque i datori di lavoro devono essere pronti e preparati a trattenerli attraverso formazione e opportunità di crescita.
Secondo il report, il 55% dei dipendenti ritiene che il modo migliore per sviluppare le proprie competenze sia cambiare azienda. Il 76% afferma, però, che resterebbe più a lungo se potesse beneficiare di un maggiore supporto per l’apprendimento e lo sviluppo. Si tratta di numeri e dinamiche non trascurabili che andranno inevitabilmente a impattare sul nostro futuro: sta a noi scegliere a cosa dare la priorità e su cosa puntare per poter ottenere i vantaggi del progresso e non venirne schiacciati.