Nel 2026, ben 7.800 imprese italiane rientreranno nell’ambito della tassonomia verde dell’Unione Europea, con attualmente 10 aziende che si sono particolarmente distinte nell’aderire a tali direttive. L’introduzione delle norme previste dalla tassonomia europea, regolamentata dal documento 2020/852, sta avendo un impatto notevole su aziende e professionisti. Queste disposizioni sono strumenti cruciali per concretizzare la “rivoluzione” delineata nel Green Deal europeo, promuovendo innovazione e transizione sostenibile.
Carlo Luison, Partner di Sustainable Innovation presso BDO, sottolinea che la tassonomia mira a facilitare la connessione tra informazioni di sostenibilità e dati finanziari. Inoltre, essa ha l’obiettivo di agevolare l’analisi e la comprensione di queste informazioni tra aziende e operatori dei mercati finanziari.
Per essere considerata ecosostenibile, un’attività deve rispettare almeno uno dei sei obiettivi ambientali definiti dall’articolo 9 della tassonomia europea. Questi includono la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici, l’uso sostenibile delle risorse marine, la transizione verso un’economia circolare, la prevenzione dell’inquinamento, e la protezione della biodiversità.
Le società soggette all’obbligo di dichiarazione hanno presentato per la prima volta, durante le dichiarazioni non finanziarie del 2022, i risultati concreti delle proprie attività ecosostenibili. BDO ha condotto una ricerca, in collaborazione con il “Sustainability Lab” dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, analizzando i bilanci di 193 imprese italiane, finanziarie e non finanziarie.
Le aziende sono state valutate attraverso diversi indicatori, tra cui l’allineamento alle attività ecosostenibili, il raggiungimento dei key performance indicators (KPI) richiesti dal regolamento, le percentuali di costo/fatturato legate a ciascuna attività e altre informazioni qualitative.
Le aziende italiane più allineate alle direttive della tassonomia sono principalmente del settore energetico, dei trasporti e delle infrastrutture. Tuttavia, solo tre società hanno dichiarato i valori più alti relativi all’obiettivo di adattamento ai cambiamenti climatici, operando in settori diversi come infrastrutture, salute, prodotti e servizi industriali, e servizi finanziari.
Si prevede che nel 2026 il numero di imprese coinvolte dalla tassonomia aumenterà significativamente, coinvolgendo tutte le imprese europee con oltre 250 dipendenti, 20 milioni di euro di attivo e 40 milioni di euro di fatturato. In Italia, si stima che saranno coinvolte oltre 7.800 aziende.
Infine, sebbene le disposizioni della tassonomia possano apparire complesse inizialmente, esse offrono un quadro per valutare rischi e opportunità legati alla prospettiva ESG. Questo rappresenta un’opportunità sia per le imprese che per gli investitori di creare valore nel lungo termine, riducendo le pratiche di greenwashing e orientandosi verso una finanza sostenibile, al servizio di un’economia più responsabile.
di Nicoletta Bortolozzo