Nel corso del 2024, il panorama bancario italiano potrebbe finalmente assistere a fusioni di rilievo. Secondo un’analisi condotta da Barclays, si prospettano diverse combinazioni che potrebbero generare valore, sebbene le decisioni saranno influenzate da fattori quali governance, ambizioni strategiche e passi preliminari. Tuttavia, i rendimenti autonomi delle banche italiane appaiono convincenti, indicando che la soglia per operazioni di fusione e acquisizione è elevata.
Qual è il ragionamento dietro questa spinta verso fusioni e acquisizioni? Le banche italiane sono valutate in media a un multiplo prezzo/valore netto tangibile (P/TNAV) di 0,8 volte (stima del 2024) e registrano un rendimento medio sul capitale tangibile proprio (ROTE) dell’11,8% (stima del 2025). Presentano altresì un elevato coefficiente patrimoniale CET1 e un basso tasso di crediti deteriorati (NPL). Inoltre, negli ultimi dieci anni, non hanno aumentato significativamente il volume dei prestiti, riducendo così il rischio di sorprese negative. Queste condizioni sembrano promuovere fusioni e acquisizioni: i dati forniscono una base negoziale solida; tutte le banche presentano rendimenti sostenibili superiori al costo del capitale, quindi dovrebbero considerare operazioni di fusione e acquisizione solo se generano valore a medio o lungo termine; il rischio di esecuzione dovrebbe essere contenuto. Unicredit ha già indicato la possibilità di considerare un’acquisizione come una via per investire il proprio capitale in eccesso. Anche se non ha specificamente menzionato fusioni e acquisizioni nazionali, ha accennato che quelle transfrontaliere potrebbero essere più complesse.
Barclays si è concentrata sulle opzioni nazionali per Unicredit in Italia e in Romania, delineando possibili fusioni con diverse banche italiane e i relativi impatti sui bilanci. Ad esempio, una fusione con Banco BPM potrebbe portare a un aumento dell’utile per azione del 17-24% nel periodo 2024-2027, con un premio del 30% sul prezzo del 20 marzo 2024. Lo stesso vale per altre possibili fusioni con MPS, Banca Popolare di Sondrio, FinecoBank, Mediobanca, BPER Banca e BRD.
Barclays conclude con tre osservazioni principali: Unicredit potrebbe acquisire in contanti la maggior parte delle banche concorrenti più piccole, mantenendo un margine di capitale e ottenendo un incremento dell’utile per azione nei primi anni; il ROTE migliorerebbe in tutti i casi; e il ROI potrebbe superare il 15% in alcuni scenari, ma non in tutti.
Barclays suggerisce che l’adeguatezza strategica e la governance siano i principali fattori guida in questo contesto. Inoltre, analizza le possibili combinazioni che coinvolgono MPS, con diverse banche che potrebbero essere interessate all’acquisizione.
Infine, Barclays mantiene una visione positiva sulle banche italiane, con un particolare interesse su Unicredit, MPS e Banco BPM, suggerendo anche di sovrappesare in portafoglio Intesa Sanpaolo e BPER Banca. Tuttavia, rimane neutrale su Mediobanca e Credem.