In una mossa a sorpresa, il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge che mira a eliminare le residue possibilità di utilizzare le opzioni di cessione del credito e lo sconto in fattura al posto delle detrazioni fiscali. Questo obiettivo, che si traduce concretamente in una stretta sulle poche aree rimaste dove era ancora consentito l’utilizzo della cessione, è stato reso necessario dalla significativa pressione sugli equilibri dei conti pubblici.
Principalmente, l’attenzione è rivolta alle opzioni esercitate da enti del Terzo settore e a quelle legate ai lavori di ricostruzione nelle zone colpite da terremoti. Anche se teoricamente considerate eccezioni minimali, nella pratica queste opzioni stavano generando un impatto eccessivo sui bilanci pubblici. Tuttavia, rimane ancora l’incognita sulla formulazione definitiva del decreto e su come questo influenzerà le decisioni e i contratti già in essere nel settore dei bonus edilizi.
Questo intervento riprende idealmente l’azione iniziata con il decreto Salva Spese di fine dicembre 2023, che aveva già limitato pesantemente la possibilità di cedere il bonus per le barriere architettoniche al 75%. Tuttavia, vista la continuata espansione dei superbonus all’inizio del 2024, è diventato necessario un intervento più incisivo da parte del governo.
Il decreto prende in esame le eccezioni previste dal decreto 11/2023, che già prevedeva un divieto di cessione del credito in determinate situazioni. Queste eccezioni, come quelle legate al superbonus per la ricostruzione post-terremoto, stanno per essere eliminate, anche se il testo definitivo del decreto potrebbe riservare ulteriori sorprese.
Inoltre, si prevede che il decreto non influenzi i lavori per i quali è stato presentato un titolo in Comune entro il 17 febbraio 2023, anche se il cantiere non è ancora stato avviato. Tuttavia, sarà importante capire come questa intenzione si tradurrà nella pratica e quali lavori saranno effettivamente esclusi dalle cessioni.
Il decreto, sebbene miri a tutelare i conti pubblici, potrebbe avere pesanti ripercussioni sulle imprese e sull’intera filiera delle costruzioni. Molte aziende e professionisti stanno già cercando di capire come questo intervento influenzerà i lavori in corso o in fase di avvio, e la tutela dei contratti già firmati rappresenterà una priorità.
Il 4 aprile diventerà quindi una data significativa, segnando la fine delle opzioni di cessione del credito. Entro questa data, le opzioni relative alle spese del 2023 dovranno essere comunicate all’Agenzia delle Entrate, mettendo fine alla possibilità di utilizzare la remissione in bonis entro il 15 ottobre 2024. Con questa mossa, si potrà valutare complessivamente l’ammontare delle cessioni e degli sconti in fattura e fare un bilancio definitivo della situazione.