Astoria Vini un marchio sempre più moderno e proiettato al futuro soprattutto da quando Filippo Polegato è diventato Amministratore Delegato e con il papà Paolo che assume il ruolo di presidente.
Facciamo il punto della situazione. All’estero si mangia italiano e si beve italiano: quanto pesa per Astoria l’export e quali strategie sono previste?
L’export rappresenta poco più del 35% del nostro fatturato, ma stiamo lavorando per portarlo al 50% entro il 2026. Già negli ultimi due anni abbiamo rafforzato l’ufficio estero, aperto nuovi interessanti mercati anche fuori delle tratte tradizionali, in Asia, Africa e Sudamerica: oggi sono 110 i Paesi in cui si possono trovare i nostri vini.
Il brand “Made in Italy” a volte non basta: come si racconta la storia di una azienda vinicola e come si comunicano i suoi valori?
Si racconta con tante attività diverse che hanno come filo conduttore la narrazione di un territorio
intero, non solo di un prodotto o un’azienda. Ad esempio, la nostra linea di spumanti Astor, che ha oramai 10 anni, è stata un successo perché non testimonia solo l’attenzione di Astoria per il packaging o il design, ma è un omaggio alla Repubblica Serenissima di Venezia e all’impatto che ha lasciato sulla nostra identità. I nomi, la forma e l’intaglio della bottiglia, ogni dettaglio in grafica, la comunicazione scelta: tutto concorre a raccontare in modo coerente una storia. E se da un lato il prodotto porta questo racconto in tutto il mondo, dall’altro noi incentiviamo le visite nella nostra Tenuta a Refrontolo e nella Cantina, accogliendo distributori e clienti, italiani e internazionali, per fargli conoscere e respirare in prima persona la nostra storia. In questo modo diventano i primi brand ambassador del nostro marchio: e il loro entusiasmo è reale perché questo territorio è davvero splendido e ricco di tradizioni.
Il Prosecco è sempre Prosecco, ma cambia a varie latitudini: in Estremo Oriente prediligono le bollicine, negli USA va di moda il rosé. Astoria come interpreta queste tendenze?
Con la consapevolezza che puoi strutturare una metodologia di lavoro generale, ma poi devi saperla declinare con molta flessibilità, perché ogni mercato fa storia a sé. Ad esempio, di parlare di Oriente come se fosse un mercato omogeneo è impossibile: ci sono Paesi maturi in cui il Prosecco è presente da vent’anni e quindi scelgono spumanti più secchi, mentre altri si avvicinano solo ora e preferiscono un prodotto più amabile. Ovviamente noi abbiamo una proposta estremamente ampia (dall’extra brut, al dry, senza dimenticare il rosé) così a poterla declinare in funzione delle esigenze, delle mode, delle sensibilità di ogni singola cultura.
Astoria ha una grande tradizione comunicativa, la campagna 2018 “Intolleranti verso le intolleranze”, una citazione di Karl Popper, fu dirompente. Che segnali avete raccolto?
Siamo da sempre impegnati in campagne sociali a favore dell’integrazione e contro ogni forma di violenza e intolleranza, perché crediamo che le aziende abbiano anche un ruolo sociale. Detto questo, non abbiamo la pretesa di cambiare il mondo; già sapere di aver spinto qualcuno a riflettere su questi argomenti è un successo. Da questo punto di vista sono molto orgoglioso di un evento che abbiamo organizzato due anni fa in Tenuta a Refrontolo, dedicato ai ragazzi delle superiori per discutere il tema dell’hate speech: vedere la loro concentrazione e sentire le loro domande e i loro commenti mi ha dato la conferma che siamo riusciti nell’intento, quello di aiutarli a riflettere su questi temi e a usare con meno leggerezza le parole, sui social e non. Altro formato particolarmente positivo a mio avviso è stato l’Afrofestival di Verona, che abbiamo sostenuto la scorsa estate, perché alternava momenti di approfondimento ed esibizioni di moda, musica.
Astoria significa anche presenza nello sport: oltre al ciclismo, di cui siete partner di lunga data, avete pensato ad altre discipline?
La partnership col Giro d’Italia maschile è certamente quella che ci ha dato maggiore visibilità; l’abbiamo rinnovata anche per il prossimo biennio, insieme al Giro d’Italia femminile che, entrato ora nel circuito delle grandi classiche RCS, avrà sicuramente un ulteriore slancio. Siamo però presenti anche in molti altri sport, a cominciare dalla Virtus Bologna di basket e dal Calcio Cittadella, che brinda Astoria da oramai 20 anni.
Come si coniuga la policy Astoria con l’attenzione per l’ambiente e per le coltivazioni?
Alcuni anni fa, primi nella DOCG Prosecco, abbiamo scelto la strada della SQNPI, la certificazione di sostenibilità ambientale che obbliga a fare un uso molto attento di ogni risorsa, e oggi l’80% di tutti i nostri conferitori ci ha seguito su questa strada.
Ma, più in generale, stiamo facendo un lavoro di ottimizzazione produttiva ed energetica per ridurre il nostro impatto sull’ambiente: in questi ultimi anni abbiamo decisamente ridotto i nostri consumi con una logistica ottimizzata, un nuovo impianto di imbottigliamento più efficiente e un ampio impianto fotovoltaico, completato sia a Crevada che a Crocetta.
Per il prossimo anno abbiamo già in programma ulteriori investimenti per un ulteriore progetto di efficientamento della cantina sviluppato con gli istituti universitari.
Trentasei anni di continua crescita, di affermazioni, di riconoscimenti: cosa c’è nel futuro di Astoria?
C’è una continua tendenza al miglioramento, nella qualità del prodotto e nel servizio ai clienti. Per farlo, vogliamo investire nelle persone (con corsi di formazione) investire, come già detto, nell’efficientamento energetico (l’autosufficienza è un sogno, ma possiamo arrivare a una copertura tra il 50 e il 70%) e investire nell’ambiente, con una serie di iniziative che incrementino la biodiversità in Tenuta a Refrontolo, un modo per incentivare ulteriormente l’enoturismo.
di Giampaolo Zorzo