Le società di servizi pubblici italiane, ad eccezione di Enel, stanno accumulando un ritardo significativo negli investimenti nella produzione di energia a basse emissioni di carbonio rispetto alle loro controparti europee, come indicato da un rapporto dell’agenzia di rating. Enel emerge come un modello positivo da seguire in questo contesto. Ci sono quattro suggerimenti operativi da considerare.
Le utility italiane, a parte Enel, sono in ritardo rispetto ad altre società europee nei loro investimenti per la generazione di energia a basse emissioni di carbonio. Questa situazione pone una notevole pressione su di loro per accelerare la spesa in investimenti nei prossimi anni. Le attività di queste aziende presentano un’importante intensità di carbonio rispetto alla media europea, e sono chiamate a rispondere alle pressioni legislative e regolamentari per progredire verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile e verso una riduzione delle emissioni nette di carbonio (SDG). Di conseguenza, cinque delle principali società di servizi pubblici italiane, A2A, Acea, Enel, Hera e Iren, prevedono di intensificare gli investimenti oltre la crescita media annua composta del 16,5% registrata nel periodo 2018-2022, come indicato nei loro programmi di investimento aggiornati, secondo quanto sottolineato da un rapporto dell’agenzia di rating europea, Scope Ratings.
L’agenzia evidenzia che oltre l’80% degli investimenti futuri sarà dedicato al potenziamento delle infrastrutture di trasmissione/distribuzione e all’aumento della capacità di energia rinnovabile. Questi sforzi sono volti a conformarsi alla tassonomia dell’Unione europea per le attività sostenibili e a raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Se tali obiettivi di spesa in capitale venissero raggiunti, le cinque società potrebbero ridurre l’impronta di carbonio del 47-50% in media entro il 2030, migliorando anche il loro profilo di rischio aziendale e consolidando la loro posizione nel mercato dell’elettricità, con conseguente miglioramento della redditività.
Tuttavia, c’è un lato negativo a questo aumento degli investimenti, poiché pone pressione sui bilanci delle utility in un contesto economico difficile. Questa situazione si traduce in un deterioramento delle metriche di credito, con un aumento dell’indebitamento segnalato. Per alleviare questa pressione finanziaria, Scope Ratings suggerisce alcune contromisure. Tra queste, la cessione di asset, l’uso di titoli di debito ibridi e una remunerazione più conservativa per gli azionisti sono citati come possibili soluzioni.
Enel è citata come un esempio positivo di come il management abbia gestito le sfide legate agli investimenti e al finanziamento, avendo effettuato ingenti investimenti negli ultimi anni e emergendo come uno dei principali produttori mondiali di energia rinnovabile. Tuttavia, l’aumento degli investimenti rappresenta comunque una sfida per il profilo di rischio finanziario delle utility, e sono necessarie misure precauzionali per garantire una gestione sostenibile.
In conclusione, mentre le utility italiane possono affrontare una pressione finanziaria a causa degli investimenti in energie a basse emissioni di carbonio, il miglioramento del loro profilo di rischio aziendale potrebbe consentire loro di mantenere i loro attuali rating di credito. Scope Ratings suggerisce che le aziende dovrebbero adottare misure come la cessione di asset, l’utilizzo di debito ibrido, una remunerazione più contenuta per gli azionisti e, in ultima istanza, iniezioni di capitale per garantire una transizione energetica sostenibile.